Nel 1947 Albert Kesselring fu processato per crimini di Guerra. Comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte per le numerose stragi di cui si è macchiato (Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto, Fosse Ardeatina ecc.). La condanna fu commutata nel carcere a vita. Nel 1952, in considerazione delle sue condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornando in patria fu accolto come un eroe dai circoli neonazisti bavaresi. Qualche tempo dopo il suo ritorno in patria, Kesselring ebbe la sfrontatezza di affermare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che – invece – gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento tanto che avrebbero fatto bene a erigergli… un monumento.
Sempre nel 1952, a tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe dettata per una lapide, posta nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di perenne protesta per l’avvenuta scarcerazione del criminale nazista.
Sempre nel 1952, a tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe dettata per una lapide, posta nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di perenne protesta per l’avvenuta scarcerazione del criminale nazista.
L’epigrafe afferma:
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Graziano Esposito
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